Monte Verità, laboratorio di visioni e avanguardie nato nel 1900, assume un ruolo di rilevanza nelle vicende che hanno caratterizzato i rapporti tra Italia e Svizzera durante gli anni del 1943 e 1944. Il complesso del Monte Verità era stato acquistato dal Barone Eduard von der Heydt alla vigilia degli anni '30. Questo banchiere tedesco, appartenente a una famiglia di mecenati, ha un'immagine controversa per il suo coinvolgimento negli eventi del secondo conflitto mondiale, in particolare riguardo ai rapporti con la popolazione ebraica e il regime nazista.
Prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, dopo aver promosso e favorito la vita culturale e artistica del Monte, il Barone abbandonò la sua dimora sulla collina, Casa Anatta, e si trasferì sul lago. Durante questo periodo, sostenne i rifugiati ebrei in Svizzera e mantenne contatti con i rappresentanti diplomatici delle potenze occidentali, presentandosi come oppositore del regime nazista.
Durante l'assenza del Barone, Casa Anatta ospitò Mario Pontremoli e la sua famiglia. Questa casa, insieme a un altro edificio di proprietà, divenne il "Posto Comando 24", dove fu coordinato il passaggio di civili e partigiani dalla regione del Locarnese verso la Val Cannobina e l'Ossola. Mario Pontremoli fu una figura simbolo dell'antifascismo: ufficiale pluridecorato durante la Grande Guerra, fu costretto a lasciare l'Italia a causa delle leggi razziali. Stabilitosi a Monte Verità, organizzò una rete di assistenza militare alle formazioni partigiane dell'Ossola, in particolare la "Cesare Battisti". Questa stessa rete logistica fu utilizzata anche per il contrabbando di merci attraverso il confine.
Monte Verità, dunque, oltre ad essere un luogo di ricerca spirituale e artistica, divenne anche un importante centro di coordinamento per le attività antifasciste e di sostegno ai rifugiati ebrei durante un periodo cruciale della storia europea. La sua influenza e il suo ruolo durante gli anni della guerra contribuirono a plasmare la storia della regione e a stabilire un legame significativo tra Italia e Svizzera in un contesto di complessità politica e umanitaria.
Significativa è la testimonianza di Mario Manzoni, allora partigiano:
Raggiungo Ascona, e una signora mi indica la strada per Monte Verità dove trovo la villa dei Pontremoli. È già buio, dietro al cancello c'è un ragazzo sui dieci anni il quale con molta serietà mi chiede chi cerco e, dopo che gli ho detto di chiamare il signor Pontremoli, mi dice che anche lui si chiama Pontremoli, ma che se non gli preciso cosa voglio non mi farà entrare. Gli spiego che ho fretta e che sono della "Battisti" e lui, sfilandolo da una tasca, mi mette sotto il naso un nastrino tricolore con la scritta "Brigata C. Battisti" aggiungendo: "Se è per quello sono anch'io della "Battisti". Entra", e apre il cancelletto. Mi introduce in un salotto dove, poco dopo, mi raggiunge l'ingegner Pontremoli […] poi mi fanno cenare con un altro giovanotto in attesa di raggiungere l'Italia clandestinamente.
Oggi Casa Anatta è un museo e ospita l'esposizione permanete Monte Verità. Le mammelle della verità curata da Harald Szeemann.
Casa Anatta