Dall'Alpe Frignago verso l'Alpe Rescerasca (sopra Brissago, suolo elvetico) vi è uno dei sentieri usati da passatori, contrabbandieri e partigiani per entrare e uscire dalla Svizzera. Il sentiero veniva usato soprattutto in inverno, quando la fitta neve in altitudine sul Monte Ghiridone/Limidario, rendeva impossibile il passaggio ad alta quota. In questo caso, rimaneva come passaggio di transito meno ostile, il percorso appunto che da Alpe Frignago portava all'Alpe Rescerasca.
L'Alpe Frignago, perlomeno fino all'estate del 1943, ospitava anche un posto di guardia di confine permanente. Con l'avvento della Repubblica Sociale Italiana a seguito dell'occupazione tedesca del Nord Italia, il posto venne occupato solo saltuariamente. Oggi in questo Alpeggio non rimangono che alcuni ruderi, testimoni del passaggio di diverse centinaia di rifugiati, partigiani e contrabbandieri.
Sono numerose le persone che passarono da questa Alpe, cercando di raggiungere il confine elvetico. Da un analisi dei documenti di archivio - circa un centinaio di dossier raccolti presso l'archvio cantonale di Bellinzona e l'archivio federale di Berna, traspare esattamente la drammaticità di questi eventi. La maggior parte dei rifugiati passava il confine in notti di novilunio, quando le condizioni erano più difficli.
Da questo sentiero si proseguiva poi, sempre in piena notte fonda, attraversando l'impervia Valmara posta sulla linea di confine, verso l'Alpe Rescerasca e l'Alpe Cortaccio in territorio elvetico (fare link Brissago Cortaccio – Percorso della Speranza). Almeno 150 ebrei, quasi sempre in nuclei famigliari di almeno 3 persone, passarono questo lembo di confine, in particolare durante l'autunno-inverno 1943-1944. Oltre alla difficoltà del passaggio, vi era anche l'ingente compenso versato ai passatori, gente esperta della zona, ex-contrabbandieri ma anche cittadini ticinesi. Il costo del passaggio era mediamente di Lire 10'000-20'000 a persona., ovvero al giorno d'oggi CHF/EUR 700-800.